giovedì 29 settembre 2011

MESCOLANZE

C’era una volta una mescolanza tra le fragili parole umane ed un principio astratto, che più astratto non si può concepire, che si chiamava “armonia”.



Se l’erano inventato alcuni Greci, proprio i progenitori di quella terra con la merda fino al collo che ha innescato la crisi economica più imponente dal secondo dopoguerra, la crisi che sta facendo tremare la nostra folle Europa, unita da diverso tempo solo da una moneta, giacchè una storia millenaria di battaglie ed imperialismo sfrenato, inscenato per tragici manciate di decenni dai potenti di turno, alla fine non era riuscita a trovare nient'altro di meglio che quest'uniforme. Cosa attendersi, del resto, da un passato di discriminazioni continue, spropositato potere ecclesiastico, un olocausto che non fa piangere più nessuno e solo qualche raro momento speso a cercare, contro tutte le autorità ed in favore del fuoco che brucia dentro e da cui nasce ogni bellezza, quale dovesse essere il posto dell’uomo nel cosmo? Iniziata in nome dell'humanitas terenziana, attecchita in Italia con il Rinascimento nel Cinquecento, e proseguita con l’Illuminismo ed il Romanticismo per affrontare, sempre diversamente e con rinnovata passione, il rapporto tra gli uomini e la storia, l'arte, la natura ed il sacro, mettendo ora al centro la ragione, ora il cuore, ma sempre condizionando in modo persistente intere epoche e tutte le possibilità espressive dei viventi-non soltanto europei-, questa ricerca perse lentamente ogni aura, travolta dai prodigi accecanti della scienza e delle sue mirabolanti applicazioni. Dopo due guerre devastanti per tutto il pianeta, nel Vecchio Continente si era scelto di fare gli adulti, reprimere istinti bellici e trovare nuovi Dei.



E siccome la democrazia, dopo infinite e fiere lotte da parte di molti coraggiosi uomini e donne europei, ormai dimenticati, aveva finito con l'invadere l’Europa e la plebe appariva ormai incontrollabile, si pensò al Dio Denaro, meglio se invisibile. Dopo il fallimento delle proposte rivoluzionarie marxiste, si capì come per tenere buona la massa andava bene solo il capitale, capace di rendere inconsistenti le naturali differenze estetiche ed etiche ed uniformare nella rassegnata lotta all’accaparramento di qualsiasi oggetto tutte le classi sociali, entusiaste all’idea di poter produrre sempre di più e fare crescere le finanze del loro paese d’appartenenza. Mentre nella campagna la tecnica uccideva rapidamente antichi mondi agresti-con buona pace di Pasolini- in ogni luogo dell’Europa, l'esile frontiera urbana che separava questo scellerato continente, sempre più soffocato dal cemento, era solo economica: da una parte c’era chi guadagnava tantissimo e dall’altra chi riusciva a stento a sopravvivere. La legge del mercato, condizionante ogni epoca passata, si era fatta totalitaria. Non sottomettersi ad essa, significava rinnegare di essere europei.





La frammentarietà europea aveva, nel frattempo, trovato modo di innalzare una nuova Torre di Babele, grazie al linguaggio ed ai nuovi usi derivanti dalla tecnica. Beh, non ci si poteva certamente aspettare di sentirsi fratelli perché legati da tradizioni condivise, sperimentatori di culture differenti e spinte solo di rado al rispetto autentico, senza riserve, della bellezza e sacralità della vita in ogni sua parte, certo. Così, uniti dal Dio denaro, più o meno tutti gli europei si comportarono come merci, perdendo sempre più di vista la differenza tra mezzo e fine ed avendo sempre meno cura di preservare l'intimità stessa dal commercio continuo con gli altri esseri umani.



Tuttavia, anche se sedato ed in buona parte lobotomizzato, il vecchio Continente intuiva di vivere in uno stato di calma apparente, forse più inquietante di quello conosciuto durante la Guerra Fredda. Di sangue non se ne spargeva più da decenni perchè la corsa alla civilizzazione aveva ormai rivoluzionato il volto dell’Europa, che preferiva sfogare altrove la sua sete di potere.



Dal crollo delle Torri Gemelle in quel Nuovo Continente con cui l'Europa cominciò crescentemente ad entrare in competizione, assimilandone rapidamente la cultura pragmatica poco propensa alla riflessione, il terrore di essere minacciati da oscure potenze rendeva isterica la maggioranza della popolazione europea.



Ma poi, un bel giorno, il capitalismo fallì. E la parola d'ordine "sicurezza" dei politici europei non riusciva più a tranquillizzare l'Europa.

Fu allora che, accorgendosi finalmente come quello che appariva ancora un miracolo economico era stato una solenne bugia, e che non solo i cittadini, ma gli stessi capi dei Paesi europei non erano che pedine di un gioco molto più grande i cui padroni erano le aziende petrolifere, le banche e le case farmaceutiche, tornò voglia di quella mescolanza, dimenticata da tanti, pressochè tutti gli abitanti del continente europeo. Si sentiva l’urgenza di un nuovo ordine, si cercava una nuova visione del mondo rispettosa della natura, cresceva il bisogno di confrontarsi senza sbranarsi e senza parlare di interessi economici.

Insomma, era giunto il momento. Quella strana miscela greca avrebbe potuto salvare finalmente l’Europa, ma…non si trovavano più le parole!



Quel principio astratto di cui si parlava all’inizio aveva attecchito, a dire il vero, molto spesso nel sangue europeo. Anche nelle epoche di decadenza, un’attrazione indicibile per tutto ciò che risponde a delle proporzioni, si presenta misurato e privo di ogni eccesso, aveva reso il senso della classicità ancora una traccia ben visibile nel Vecchio continente.



Il rock’n roll aveva fatto, certo, traballare vecchi schemi precostituiti, ma non riuscì mai a dare colpi di grazia definitivi all’idea di una segreta armonia tra le cose e tra le persone. Woodstock unì la gioventù degli anni Settanta molto più che intere generazioni di turisti durante una passeggiata ai Musei Vaticani.. e se si hanno occhi ed orecchie raffinati e sufficientemente anticonvenzionali, facilmente si riscoprirà molta più armonia in un brano dei Beatles che in una statua del Canova.



C’erano stati Picasso, gli happening e la dodecafonia, naturalmente. Ma ancora la sete di misteriosa armonia non si dileguava. Poiché si discuteva dei criteri estetici, infatti, l’armonia veniva presa come termine di paragone continuamente, per dissacrarla il più delle volte, ma nessuno riteneva di non dover più fare i conti con quella nozioncina ideata da Euclide, Platone, Fidia e compagnia bella, che legava insieme la comunità greca, dispiegando il suo potere tanto nelle arti, quanto nella conoscenza, quanto, soprattutto forse, nella politica da promuovere in una democrazia.



Nel parlare, ancora qualche decennio prima dell’epoca cui ci stiamo riferendo, in Europa si cercava ancora di discutere in modo comprensibile, il che vuol dire, tutto sommato, in modo armonico. Si dialogava in modo animato, non si doveva affatto essere d’accordo ed orchestrare un discorso ben composto, quasi come se non si fosse tenuti a dire la propria per non correre il rischio di offendere qualcuno degli interlocutori, ma non era mai venuto in mente a nessuno di rinunciare alla parola e trincerarsi in un codice linguistico frammentario ed incapace, premeditatamente, di raggiungere l’altro. L’incomunicabilità esisteva già, ed era stata esplorata di recente, in fondo, nella stessa Europa..pensate ai drammi di Ibsen, ai film di Antonioni...e l'elenco sarebbe infinito.

Tuttavia, la responsabile dello sfacelo non era ancora mai stata la tecnica, l’arte che, per avvicinarsi alla verità o solo per sopravvivere in qualche maniera agevolando il suo lavoro, l’uomo aveva coltivato dai tempi del fuoco, avvalendosene nel corso dei secoli anche per travalicare le distanze fisiche e restare in contatto con il prossimo.



Il diritto di parlare concesso a tutti aveva ucciso le parole? Chissà, è possibile.



L’eccesso di tecnica di cui l’ingorda Europa si trovò a pagare il fio, per decenni allontanò volutamente gli esseri umani che ne facevano uno smodato uso in maniera quasi incontrollabile. Telefoni, fax, pc, ipad e decine di altri strumenti avvolgevano in una rete gli europei, convinti di essere finalmente al sicuro da una nuova guerra mondiale.



Sempre “connessi”, non trovavano più spazio per ricerche personali di linguaggi più incandescenti e, soprattutto, non avevano più idea di cosa volesse dire stare a colloquio con qualcuno.



Il delirio dei molti, senza nessun’intenzione di cercare affinità che non fossero virtuali ed estremamente aleatorie, non concedeva spiragli di salvezza a nessuno.



Per questa ragione, le parole si erano perdute.



Il cuore dell’Europa si era annerito del tutto. Il gelo invadeva lo sguardo degli svedesi così come quello dei portoghesi. Ci si amava sempre di meno e, quasi sempre, in modo per lo più meccanico. I viaggiatori sinceri, i poeti ed i cantanti erano stati messi ai margini perché improduttivi. Eppure, soltanto le loro parole avrebbero potuto sbrinare il cuore europeo e rendergli chiaro quanto tutti i mezzi del mondo valgono poco se il fine non rimane quello dell’armonia e l’armonia risulta una chimera se non ci sono parole capaci di raggiungere l’altro, senza perdersi nella massa amorfa di segni elettronici e pixel di varia foggia.



Preferire la ricchezza materiale a quella del discorso aveva ucciso per sempre il mondo occidentale.



Un declino inesorabile, un tramonto annunciato da più parti e da tanti, tantissimi decenni.



Ecco cosa si sarebbe realizzato finalmente nell’attesissimo 2012.



C’era una plebe che voleva avere le stesse cose di cui avevano goduto per anni gli europei, quella stessa plebe che era stata sfruttata in modo inenarrabile per concedere il lusso capitalista al Nuovo ed al vecchio Continente. Ed era giunto il momento che finalmente si prendesse la rivincita secolare, trionfando per una volta su quello stesso principio astratto di “armonia”, che, allo stato attuale, veniva ingurgitato solo per essere legittimati a vedere come nemico inaccettabile il caos, perché temibile.



“Meglio un’apologia dell’esistente, seppure marcio, che pensare a nuove forme di convivenza, se il prezzo da pagare è sconvolgere le gerarchie attuali”, pensavano i ricchi.



Ma non riuscirono a fermarli. Una mescolanza nuova si trovava adesso a fare i conti con la vecchia, ed era ovviamente molto più vitale ed energica. Nessuno avrebbe potuto avere dubbi sulla sua vittoria.



Repressione, voglia di riscatto, voglia di nuovo e straordinaria forza fisica, oltre che un’intensità nel sentire il cosmo ed il corpo proprio e dell’altro, con un ritmo sensuale che nessun europeo probabilmente potrà mai aver la fortuna di sperimentare, si mischiavano in quelle sane energie mediterranee, prive di idiote inibizioni legate alla civilizzazione, di cui, almeno inizialmente, i nuovi arrivati intendevano esaltare soltanto la possibilità di sfamare chi fino a quel momento aveva conosciuto solo carestie e guerre fratricide.



Le due “miscele” si trovarono a combattere su un ring nella sabbia di Lampedusa, ma bastarono pochi colpi perché la mescolanza europea venisse atterrata, sostenuta a malapena da un coro di tifosi bianchi, impressionati enormemente dalla flessuosità e dignità di quei corpi che venivano dal mare. Poi, scrollatasi la polvere di dosso ed accarezzando, con un ultimo gesto di atavica pietà europea, il volto nero, la sconfitta trovò le parole che mancavano ed erano, per la prima volta, le più vere che avrebbe mai potuto pronunciare:



“Il mondo è giusto che sia vostro adesso. Il ciclo europeo si è compiuto, fratelli. Riprendetevi ciò che vi abbiamo tolto e siate felici, sforzandovi di non replicare i nostri errori. Siate misurati!”



Riuscii a sentire solo queste parole, poi mi dovetti allontanare, pressata dalla folla mista, che gridava in mille lingue e dialetti differenti la sua felicità o il suo terrore.



La storia viene riscritta dai vincitori, è noto. Per questo, ora che sono tornata a casa e non so cosa sarà di me, vorrei cercare di anticiparla e scriverla anche per i vinti, immaginando alcuni possibili finali:



1) La reazione del vincitore, malgrado il tono sinceramente comprensivo dell’Europa, fu ugualmente vendicativa e ben pochi cittadini del vecchio continente poterono esimersi dal diventare i nuovi schiavi dei neri. Musei, biblioteche, cattedrali e municipii bruciarono in poche settimane in tutte le principali capitali europee. I leghisti riuscirono a gridare “ve l’avevamo detto, stupidi! Allargare le frontiere era un crimine!”appena un attimo prima di essere fucilati.



Sebbene i gloriosi europei dominatori si trovarono pressochè tutti d’un tratto dominati, alcuni di essi riuscirono a scappare. Dopo un viaggio disperato su un barcone e diversi anni in cammino per il deserto, un gruppo sparuto di europei riuscì a rifugiarsi nel sud Africa, ma, pur sforzandosi di mantenersi sobrio, non sopportò a lungo la natura selvaggia e non riuscì, perciò, a lasciare alcuna traccia dell’antica civiltà europea.



2) I neri si rivelarono meno brutti, sporchi e cattivi di quanto non credessero gli europei. Guardarono con pena la mescolanza europea e risposero: “ Ciò che è vostro è nostro e viceversa. Non vogliamo farvi patire ciò che abbiamo patito per secoli, perché anche voi siete figli di mescolanze, anche quando lo dimenticate del tutto. E poi ci piace crede che persino tra di voi ci sia qualche persona buona. Scriveremo nuove leggi insieme e mai più nessun figlio della terra sarà sfruttato, da qui all’eternità”. Dopo essersi ricongiunti con le loro famiglie, accettarono di intraprendere un lungo cammino di reciproca conoscenza. Solo i leghisti e gli xenofobi sparpagliati per tutta l’Europa vennero espulsi, perché incapaci di stare e mescolarsi nei discorsi, senza stancarsi di cercare nuove parole e nuovi ritmi, per ricostruire interamente un mondo nuovo.



3) La vecchia mescolanza europea non aveva neppure finito di dire quella frase, quando giunsero a Lampedusa centinaia di navi ed aerei americani, cinesi, australiani e giapponesi, con tutte le loro bizzarre mescolanze. “Dovrete vedervela con noi!” gridò un colonnello americano, “ Potete pure restare qui..Il petrolio è nostro!”, urlò un aviatore giapponese. E fu tutto un parapiglia, che durò per ore ed ore, senza che nessuno riuscisse a rasserenare gli animi. Poi, d’improvviso, nell’acqua si creò una gigantesca voragine ed emerse un Tritone che così imponente e regale non se n’erano visti mai nemmeno nella Sirenetta di Walt Disney. Arraffò cinque, sei nuvole e le avvicinò alla spiaggia.

“Salga qui soltanto chi ha il cuore pulito!”-intimò- “E vedete di non fare i furbi, terrestri, perché chi dice menzogne, salito sulla nuvola ne verrà inghiottito per sempre”.

Raccolti i neri e qualche altro gruppetto di europei, cinesi, giapponesi e americani, Tritone sollevò con un braccio la nuvola colma di esseri umani di tutti i colori, mentre con l’altro accarezzava la superficie del mare, innescando uno tsunami che nel giro di poche ore travolse tutta la superficie terrestre. Non era rimasto più suolo calpestabile né l’ombra di un malvagio. E dall’alto del cielo i buoni ricominciarono a cantare, poetare e raccontare le loro storie, fino a che non morirono tutti di sete e di fame, ma contenti.





Prepariamoci alla fine o ad un prodigioso cambiamento..ogni fine, in fondo, è un inizio.



Es ist gut.