lunedì 26 dicembre 2011

L'acidduzzu 'nta la gaggia canta p'amuri o pri raggia

In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto. (Muriel Barbery)

L’uccello si è schiantato. Non può volare più. Era andato troppo in alto, aveva visto persino il Sole e gli aveva indirizzato le più splendide melodie che fosse in grado di concepire. Si era illuso di possedere una forza che non aveva. Aveva oltrepassato ogni limite imposto dalla natura, superando i suoi compagni e non riuscendo più a stare negli stormi con felicità. Cercava vie solitarie, trovò anche qualche uccello più grande che lo aiutò per qualche tempo a non precipitare. Ma alla fine il suo destino era segnato. La spensieratezza originaria era frantumata per sempre, perché nulla riusciva a ricordargli il suo Sole e nessun canto poteva più essere bello se non veniva indirizzato a Lui. L’uccellino intonò ancora qualche nota, imprimendo nel suono la potenza del suo cuore ferito, ma ininterrottamente curioso di sapere qualcosa di più di quella perfezione, permanentemente sottratta. Tuttavia, sprecò tutta la sua forza, invecchiò prematuramente e sentì spezzarsi le ali. Non cadde all’improvviso. Intorno vedevano da tempo i segni della sua sofferenza, ma immaginavano bastasse un po’ di riposo perché ritornasse allegro e dinamico. Ma avete mai visto un uccellino ignaro della leggerezza? Capiva perfettamente di stare precipitando. Sapeva che se ne sarebbe pentito, che non era sicuro di avere trovato una strada migliore oltre lo schianto. Ma non si può lottare contro il proprio destino. Così l’uccellino accettò la sua inesorabile caduta, ripensando ad ogni sgraziata perdita di distanza dall’immensità verso la terra, a tutte le principali occasioni di felicità della sua vita. Morì pieno di ricordi, con le lacrime asciugate da un raggio del suo Sole, che lo accarezzava, finalmente, mentre mosche e vermi ne divoravano le interiora.


Quanti stanno cadendo intorno a me? Quanti sono caduti, quanti cadranno?
Proteggi Dio tutte le nostre cadute. Fa’ che siano soffici e che oltre lo schianto ci sia ancora vita, ancora bellezza, ancora amore.