domenica 29 gennaio 2012

Maledetta Emily 2

Non t'amo se non perchè t'amo e dall'amarti a non amarti giungo

e dall'attenderti quando non t'attendo passa dal freddo al fuoco il mio cuore.

Senza fine io t'odio, e odiandoti ti prego, e la misura del mio amor viandante

è non vederti e amarti come un cieco.

Forse consumerà la luce di gennaio, il raggio crudo, il mio cuore intero,

rubandomi la chiave della calma. In questa storia solo io muoio

e morirò d'amore a sangue e fuoco.

sabato 28 gennaio 2012

Caro Ibsen, brucerò la casa di bambola

NORA: Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. E io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli...Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!

HELMER: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme...

NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.

HELMER: Ma io non ho la forza di diventare un altro.

NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola.



Grazie Ibsen per aver cercato di far capire già nel 1879 che "ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un'altra completamente differente in una donna. L'una non può comprendere l'altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo".

Purtroppo è passato quasi un secolo e mezzo e questa verità continua a sfuggire, e tante Nora continuano a fare le bambole, come se ogni lotta per l'emancipazione non fosse mai esistita, come se gli squilibri nella coppia a vantaggio dell'"uomo" e l'accettazione di una sudditanza intellettuale, morale, spirituale e fisica, fosse qualcosa di naturale .

Se ti ho tradito io, che quest'opera l'avevo studiata attentamente come corso monografico di storia della filosofia moderna tantissimi anni fa, perchè stupirsi che altrove, dove non si è stati così fortunati da potere leggerti e confrontarti con tanti altri tuoi amici drammaturghi, filosofi e filosofe, antropologi e sociologi, le catene femminili rimangano intatte?

Negli ultimi anni, fino ad un paio d'anni fa, ti sono stata fedele, credimi. Mi tornavi in mente di continuo, ma poi ho iniziato a tollerare, ad abbassare la guardia, in una parola a non lottare più per la mia libertà e soddisfazione, lasciando che vincessero lo stordimento di questi tempi brutali e la paura di essere ormai corrotta irrimediabilmente. E così ho fallito. Mi sono perduta, annichilendo Nora e la sua voglia di riscatto.

Non odiarmi troppo. Come vedi ti ho ritrovato.

Perciò ti invoco, per darmi la forza per perseguire nel mio intento e supplicarti di non farmi detestare troppo se adesso torno a distruggere quell'insostenibile casa, darle fuoco, guardarla crepitare con una punta d'eccitazione sconfinante nell'osceno, proprio di ciascun essere umano illuso di potersi sbarazzare sul serio di ciò che ha vissuto.

Tu sei grande, puoi farmi questo favore, andiamo! E magari suggerirmi una brillante sceneggiatura per i giorni che verranno.

Ti dico solo che se si potesse scegliere ogni volta che si cambia pagina della storia della propria vita un destino, vorrei che da oggi il mio fosse quello della migrante, con un cuore vagabondo e nessuna radice certa, consapevole come sono della mia precarietà che divora sè stessa.

Dici che ci riuscirò, Henrik?

In attesa di tue illuminazioni oniriche,

ti porgo i miei più cari saluti dall'al di qua, dove non si sta mai tanto bene. Soprattutto oggi.

Silvia

Addio Charles

(....)Prima di sposarsi, Emma aveva creduto di essere innamorata, ma la felicità che sarebbe dovuta nascere da questo amore non esisteva, ed ella pensava ormai di essersi sbagliata. Cercava ora di capire che cosa volessero dire realmente le parole felicità, passione, ebbrezza, che le erano sembrate così belle nei libri. […]

La conversazione di Charles era piatta come un marciapiede e le idee più comuni vi sfilavano nel loro abito di tutti i giorni, senza suscitare emozione o risate o fantasticherie. Quando abitava a Rouen, diceva, non aveva mai provato la curiosità di andare a vedere gli attori di Parigi. Non sapeva nuotare né tirare di scherma o con la pistola, e una volta non seppe spiegarle un termine di equitazione che lei aveva letto in un romanzo.

Un uomo, non avrebbe dovuto, invece, conoscere tutto, eccellere in molteplici attività, saper iniziare una donna al fuoco della passione, alle raffinatezze della vita, a tutti i misteri? Ma costui non insegnava niente, non sapeva niente, non desiderava niente... La credeva felice e lei gliene voleva per quella tranquillità tanto saldamente stabilitasi, per quella pesante serenità, per il piacere stesso che gli dava. […]

Intanto, seguendo le teorie nelle quali credeva, ella cercò di crearsi l'amore. In giardino, al chiaro di luna, recitava tutte le rime amorose che sapeva a memoria e sospirava romanze malinconiche, ma non sentiva agitarsi dentro di sé nessuna passione, e Charles non sembrava né scosso né più innamorato.

Dopo aver tentato invano di far sprizzare la divina scintilla stuzzicando l'acciarino del suo cuore, e, del resto, del tutto incapace di comprendere quanto non provava come di credere a quanto non si manifestasse nelle forme tradizionali, non faticò a convincersi che la passione di Charles non era affatto qualcosa di grande.

Le sue espansioni avevano preso un ritmo regolare; la baciava a orari fissi. Era un'abitudine come le altre. Era come un dessert già previsto dopo un monotono pranzo”. (Gustave Flaubert, Madame Bovary)

lunedì 23 gennaio 2012

Se le osservi bene
Le forme di foglie, cuori e labbra si somigliano.
Ma le prime durano poco e cadono, lasciando l’albero spoglio,
i secondi si fermano all’improvviso, qual che sia la stagione, ed anche se l’uomo è ancora vestito,
le terze stanno sempre a tremare, incerte se da tutto ciò che nel loro corso riusciranno a muovere ed accogliere conseguirà la fine spoglia o meno di chi le ha avute in dono.
Possano le tue labbra sciogliersi con dolcezza al sole di un mese lontano, con alberi ancora ben vestiti e tanti cuori inteneriti intorno.
Perdonami se non ci sarò quel giorno.
Conserva una foglia per ogni autunno che ci terrà lontani, e portale con te.
Forse poi cuori, labbra e foglie saranno una forma sola.
E mi parrà di aver avuto tutti i baci ed il tuo cuore,
quel cuore di cui spesso hai deriso nome e significato,
sempre con me, mentre ero via.

giovedì 19 gennaio 2012

maledetta Emily...

Se tu dovessi venire in autunno
mi leverei di torno l'estate
con un gesto stizzito ed un sorrisetto,
come fa la massaia con la mosca.

Se entro un anno potessi rivederti,
avvolgerei in gomitoli i mesi,
per poi metterli in cassetti separati -
per paura che i numeri si mescolino.

Se mancassero ancora alcuni secoli,
li conterei ad uno ad uno sulla mano -
sottraendo, finchè non mi cadessero
le dita nella terra della Tasmania.

Se fossi certa che, finita questa vita,
io e te vivremo ancora -
come una buccia la butterei lontano -
e accetterei l'eternità all'istante.

Ma ora, incerta della dimensione
di questa che sta in mezzo,
la soffro come l'ape-spiritello
che non preannuncia quando pungerà.