venerdì 23 novembre 2012
Può l’imperativo “non sprofondare” reggere in assenza di una visione precedente che ci abbia mostrato una pienezza insuperabile, che agisce come monito al rovescio (non sarà mai più possibile, eppure continuare a cercarla resta la sola salvezza)?
Sono inguaribilmente platonica e non lo credo.
io ho visto già. Quel volto che poi mi è stato negato. E dove l’ho visto? Non so. So di non poterlo più rivedere, mi resta drammaticamente negato, sottratto e se lo vedessi non sopravvivrei. Ma lo cerco perché mi ha riempito tutto il cuore, il ventre, la parola, l’immaginario, come se non avessi bisogno d’altro.
E sebbene nulla gli sia nemmeno lontanamente simile, devo innamorarmi sempre e custodire la promessa d’amore fino all’ultimo dei miei giorni.
A chi non è successo?
Questione di numinosum, trasfert o chissà cos'altro, il mio Volto va a spasso per il mondo, senza mostrarmi più nemmeno la schiena o una debole traccia.
Deve sapermi contrariata ed ormai svuotata di ogni frammento della memoria della sua visione.
Sempre l'altrove ci ha unito e sempre ci proteggerà dal dissolvere il nostro conflitto.
L'opposizione è la vera amicizia, diceva Blake.
E lui sa bene che l'ospitalità è intrinsecamente legata alla poesia.
Ma, anche se la mia dissonanza si diverte a farmi diventare odiosa e blindata, forse non è il resto a restare soltanto.
Forse l'angelo della melancholia redime al pari della Croce.
giovedì 15 novembre 2012
Diario recente
Supprimer l’éloignement tue. Les dieux ne meurent que d’être parmi nous. Rene Char
Errante saltello
dal pozzo di offuscati ricordi
che spinge a cercare la chiave
prova assenza di nesso comprensibile
dimostra la necessaria chiusura
Me irreprensibile
altra, oscura nell’intimità
ed aliena nel limite
Pezzi scomposti senza più stile
silenzio non più minaccioso.
Cedo al mio tempo ciò che mi donò
vago ancora qualche attimo
fino a balzare nell’unico senso atteso.
Può ripararmi dall’orrore qualcuno?
può disinnescare la mia maledizione un evento?
Può dischiudere l’accesso all’Essere
un’impresa eccitante?
Dubito dell’eterno ritorno.
Non percepisco più alcuna circolarità.
Deformata dall’alterità inseguita nell’eccesso
ho perduto la guerra
e resto a scrutare la lotta universale
tra cosmos e caos
con distanza guardinga.
E’ tutto un clamoroso errore.
Bisogna godersela finchè dura
senza fermarsi ad ospitare pensieri
contrari alla finitezza.
L’uomo è sputo, argilla, sangue e povertà.
non si può pretendere che osservi languido il sole,
non si può domandargli di trovare sé stesso
uscendo da sé attraverso il bello.
L’accordo è premessa
conquista e riformulazione.
(Dov’eravamo rimasti?)
Ma non occorre cercarlo.
Viva la dissonanza,
che non si accorda con niente
e non si scora
per acclarare
compatibilità.
Avvolta dall’aura dell’unicità
è il solo sberleffo
che questo zozzo universo
di mentecatti è bene riceva
Ultima stonatura, ardito graffio,
impertinente sproloquio
che non cede al dover piacere.
Non c'è posizione che si lasci abbracciare
Nè sguardo che possa mutare
Il destino crudele dell'uomo
D'avere una lingua veloce
Ed un cuore lento ed ingrato.
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