sabato 19 novembre 2011

Orlo-Sylvia Plath

La donna è a perfezione.
Il suo morto

Corpo ha il sorriso del compimento,
un'illusione di greca necessità

scorre lungo i drappeggi della sua toga,
i suoi nudi
piedi sembran dire:
abbiamo tanto camminato, è finita.


Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
come un bianco serpente ad una delle due piccole

tazze del latte, ora vuote.
Lei li ha riavvolti

Dentro al suo corpo, come petali
di una rosa rinchiusa quando il giardino

s'intorpidisce e sanguinano odori
dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.

Niente di cui rattristarsi ha la luna
che guarda dal suo cappuccio d'osso.

A certe cose è ormai abituata.
Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

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