martedì 15 settembre 2009

I dubbi sull’importanza effettiva di costruire un impianto teorico.

Buongiorno, mie care periferie.
Approfitto di una pausa per scrivervi, sperando di essere letta.

Parto dal principio che l’unica costante della vita sia l’imprevedibilità.
Quanto è importante che un PROGETTO abbia una salda struttura teorica, se poi, di fatto, vince l’assenza di controllo ed anticipazione, quella serendipità che- talvolta- fa scoprir cose più belle di quelle pensate o rivela- disgraziatamente il più delle volte- l’assoluta infondatezza della scelta di rivolgersi a ciò che si voleva osservare più da vicino?

Questa seconda possibilità, direi brevemente che si realizza:

1)Perché ci sono cose più importanti di cui occuparsi prima;
2) Perché ciò che si vuole ricercare non è un “oggetto” che vuol prestarsi all’essere studiato;
3) O, ancora, trattandosi di un gruppo, perché non c’è la stessa intensa voglia di portare avanti la ricerca nella mente dei membri dell’equipe.

Questo progetto si presta a tutte e tre le “malvagie” imprevedibilità.
Ciò confesso che non mi faccia affatto paura. Mi piacerebbe portarlo comunque avanti, conscia dei limiti e delle difficoltà cui va incontro.
Ripeto ancora come non possa e non debba vendervi nulla. Lo spirito che mi ha guidato finora è stato solo quello di proporvi un viaggio nella conoscenza di qualcosa che non è affatto detto che vi interessi, ed il fatto che invece a me interessa molto conoscere non c’è alcuna ragione per cui dovrebbe incuriosirvi.
Ho già abusato di toni intimistici, raccontandovi come, mentre continuo la lotta al riconoscimento dei miei limiti, sia diventata sempre più bisognosa di capire qual è il mio effettivo “potere”.
E come in questo non abbia alcun dubbio che debba rientrare quello “politico”, in una realtà smisuratamente difficile da incidere com’è la nostra, penso di averlo anche non troppo implicitamente già rivelato.
L’interesse, insomma, non può supplicarsi in alcun modo. E l’ombra dell’esperimento di Platone di cercare di concretizzare la sua utopia, fallendo e disincantandosi al punto da esortare a non tentarla nemmeno, è per me, che sono cresciuta con la Lettera Settima, un’ospite perpetua del mio essere.

Detto ciò, se il lavoro di reclutamento iniziato in queste settimane sembrerà svolgersi da parte mia con molta disponibilità ed apertura, annuncio come dovrò correggermi a breve, quando inizierò sul serio a stabilire CHI voglio con me.
Ovviamente non è una minaccia, ma devo essere chiara e sincera fino in fondo.
Quanto all’ultima riserva, ossia la possibile non volontà del gruppo a partecipare, quindi il succo è il seguente.

Gli inviti sono stati fatti spesso casualmente, solo per concedere una visione molto rapida del percorso prospettato, ma chi desidera davvero cominciare un’indagine di questo tipo ha bisogno di fare i conti con se stesso, lontano dalle mie pressioni, richieste e via dicendo, perché senta di non essere costretto in alcuna maniera a fare ciò che non vuol fare.

La prima delle “imprevedibili” cause d’arresto di un progetto simile, ossia la non disponibilità delle “periferie” a lasciarsi scrutare da giovani concittadini che non distribuiscono loro né denaro né offerte di lavoro, può essere arginata forse nella stessa maniera. Proprio perché sono diversi i componenti di un quartiere, diverse saranno le reazioni che potremmo riscontrare al nostro misterioso “interesse” rivolto a “loro”.
Posso immaginare fin d’ora che molti non gradiranno, altri resteranno perplessi, alcuni, però, magari ci stupiranno, lasciandosi coinvolgere, chi può dirlo…

Quanto alla necessità che questo lavoro abbia luce non so che dire.
Ci saranno tante altre cose più urgenti, probabilmente, da osservare.
Ma cercare di capire cosa è il bello, se esiste un bello da conoscere e tentare di difendere o promuovere a Palermo, perché possa avere delle ripercussioni fondamentali nella vita non solo di chi facilmente può accostarsi ad esso, ma anche di frange spesso inascoltate… Se davvero siamo noi i suoi portavoce e se una presunta estetizzazione della nostra vita possa renderci soddisfatti… beh, sono solo alcune delle tante vetrine smerigliate che sbattono nell’edilizia degradatissima del mio cervello e che ho ipotizzato come possibile linea di ricerca, perché capace di tirarne in ballo tante altre, forse anche più importanti.

Ecco, se volete partecipare, una volta espressa la “preferenza” sulla tipologia di periferia da indagare, vorrei tanto che cominciaste- senza alcuna fretta e secondo le modalità che vi mettono più a vostro agio- con il raccontare cosa sia per voi la bellezza.
E così, forse, intanto i miei “interni “ scricchioleranno di meno. E, soprattutto, inizieremo a vagliare la fondatezza o meno della “teoria” da anteporre ad un’analisi che vorrebbe porsi al di là della teoria stessa , per potersi trasformare in conoscenza (ovviamente mai definitiva).
Aspetto vostre notizie.
A breve vi informerò sulla data ed il luogo del prossimo incontro, presumibilmente alla fine della settimana prossima.
Buona giornata!

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