giovedì 15 novembre 2012

Diario recente

Supprimer l’éloignement tue. Les dieux ne meurent que d’être parmi nous. Rene Char
Errante saltello dal pozzo di offuscati ricordi che spinge a cercare la chiave prova assenza di nesso comprensibile dimostra la necessaria chiusura Me irreprensibile altra, oscura nell’intimità ed aliena nel limite Pezzi scomposti senza più stile silenzio non più minaccioso. Cedo al mio tempo ciò che mi donò vago ancora qualche attimo fino a balzare nell’unico senso atteso. Può ripararmi dall’orrore qualcuno? può disinnescare la mia maledizione un evento? Può dischiudere l’accesso all’Essere un’impresa eccitante? Dubito dell’eterno ritorno. Non percepisco più alcuna circolarità. Deformata dall’alterità inseguita nell’eccesso ho perduto la guerra e resto a scrutare la lotta universale tra cosmos e caos con distanza guardinga. E’ tutto un clamoroso errore. Bisogna godersela finchè dura senza fermarsi ad ospitare pensieri contrari alla finitezza. L’uomo è sputo, argilla, sangue e povertà. non si può pretendere che osservi languido il sole, non si può domandargli di trovare sé stesso uscendo da sé attraverso il bello. L’accordo è premessa conquista e riformulazione. (Dov’eravamo rimasti?) Ma non occorre cercarlo. Viva la dissonanza, che non si accorda con niente e non si scora per acclarare compatibilità. Avvolta dall’aura dell’unicità è il solo sberleffo che questo zozzo universo di mentecatti è bene riceva Ultima stonatura, ardito graffio, impertinente sproloquio che non cede al dover piacere. Non c'è posizione che si lasci abbracciare Nè sguardo che possa mutare Il destino crudele dell'uomo D'avere una lingua veloce Ed un cuore lento ed ingrato.

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