venerdì 23 novembre 2012

Può l’imperativo “non sprofondare” reggere in assenza di una visione precedente che ci abbia mostrato una pienezza insuperabile, che agisce come monito al rovescio (non sarà mai più possibile, eppure continuare a cercarla resta la sola salvezza)? Sono inguaribilmente platonica e non lo credo. io ho visto già. Quel volto che poi mi è stato negato. E dove l’ho visto? Non so. So di non poterlo più rivedere, mi resta drammaticamente negato, sottratto e se lo vedessi non sopravvivrei. Ma lo cerco perché mi ha riempito tutto il cuore, il ventre, la parola, l’immaginario, come se non avessi bisogno d’altro. E sebbene nulla gli sia nemmeno lontanamente simile, devo innamorarmi sempre e custodire la promessa d’amore fino all’ultimo dei miei giorni. A chi non è successo? Questione di numinosum, trasfert o chissà cos'altro, il mio Volto va a spasso per il mondo, senza mostrarmi più nemmeno la schiena o una debole traccia. Deve sapermi contrariata ed ormai svuotata di ogni frammento della memoria della sua visione. Sempre l'altrove ci ha unito e sempre ci proteggerà dal dissolvere il nostro conflitto. L'opposizione è la vera amicizia, diceva Blake. E lui sa bene che l'ospitalità è intrinsecamente legata alla poesia. Ma, anche se la mia dissonanza si diverte a farmi diventare odiosa e blindata, forse non è il resto a restare soltanto. Forse l'angelo della melancholia redime al pari della Croce.

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