venerdì 28 agosto 2009

Dieci argomenti contro la verità

da D.Laerzio, Vite dei filosofi, in I presocratici, Laterza, Bari, 1969

Il primo tropo si riferisce alla differenza degli esseri viventi riguardo al piacere e al dolore, al danno e all'utilità. Da esso si deduce che essi non ricevono le medesime impressioni dai medesimi oggetti e che, perciò, tale conflitto genera necessariamente la epoché, la sospensione del giudizio.
Degli esseri viventi alcuni si generano senza mescolanza come quelli che vivono nel fuoco e l'araba fenice e i vermi; altri attraverso l'unione dei corpi, come gli uomini. Poiché alcuni sono costituiti in un modo, altri in modo diverso, anche le loro sensazioni sono differenti. Così, per esempio, i falchi hanno gli occhi acutissimi, i cani hanno l'olfatto finissimo.
E' logico, dunque, che alla differenza della facoltà visiva corrisponda la differenza delle espressioni. E se il tallo per la capra è commestibile, per l'uomo è amaro; e se la quaglia si nutre della cicuta, questa è mortale per l'uomo; e se il maiale mangia gli escrementi, il cavallo non li mangia.
Il secondo tropo si riferisce alle nature e alle idiosincrasie degli uomini. Per esempio Demofonte, maggiordomo di Alessandro, si riscaldava all'ombra, mentre al sole aveva freddo. Androne di Argo, come riferisce Aristotele, attraverso gli aridi deserti della Libia viaggiava senza bere.
Inoltre, chi preferisce coltivare la medicina, chi i campi, chi si dedica al commercio; e la medesima professione ad alcuni apporta danno, ad altri vantaggio; ne deriva conseguentemente la necessità di sospendere il giudizio.
Il terzo tropo è determinato dalla differenza dei pori che trasmettono le sensazioni. Così la mela dà l'impressione di essere pallida alla vista, dolce al gusto, fragrante all'odorato. E la stessa figura si vede ora in un modo ora in un altro, secondo le differenze degli specchi. Ne consegue che a ciò che appare non corrisponde una tale forma più che un'altra diversa.
Il quarto tropo riguarda le disposizioni individuali e, in generale, il mutamento di condizioni quali salute, malattia, sonno, veglia, gioia, dolore, giovinezza, vecchiaia, coraggio, paura, bisogno, abbondanza , odio, amore, calore, raffreddamento, oltre che la facilità o difficoltà del respiro. La diversità delle impressioni è condizionata dalla diversa condizione delle disposizioni individuali.
Neppure la condizione dei pazzi è contraria alla natura; perché la follia dovrebbe riguardare loro più di noi? Anche noi guardiamo il Sole, come se stesse fermo. Lo stoico Teone di Titorea, dormendo, passeggiava nel sonno e lo schiavo di Pericle compariva come sonnambulo sul tetto alto della casa.
Il quinto tropo è relativo all'educazione, alle leggi, alle credenze nella tradizione mitica, ai patti tra i popoli e alle concezioni dogmatiche. Esso abbraccia i punti di vista su ciò che è bello e brutto, vero o falso, buono e cattivo, sugli dèi e sulla formazione e corruzione del mondo fenomenico. La stessa cosa per alcuni è giusta, per altri ingiusta, o anche per alcuni è buona, per altri è cattiva. I Persiani non ritengono strana l'unione corporale con una loro figlia; i Greci, al contrario, la ritengono peccaminosa. I Massageti, come riferisce anche Eudosso nel primo libro del Giro della Terra, ammettono la comunanza delle donne, i Greci non l'ammettono. I Cilici godevano della pirateria, i Greci no.
Ogni popolo crede nei suoi dèi e c'è chi crede alla provvidenza e c'è chi non crede. Gli Egizi imbalsamano i loro morti prima di seppellirli, i Romani li cremano, i Peoni li gettano nelle paludi. La conseguenza è la sospensione del giudizio sulla verità.
Il sesto tropo è relativo alle mescolanze e alle unioni, secondo cui nulla appare puro, consistente esclusivamente in se stesso, ma congiunto all'aria, alla luce, all'umido, al solido, al caldo, al freddo, al movimento, alle esalazioni o soggetto ad altri influssi particolari. La porpora mostra un colore diverso alla luce del Sole, della Luna e di una lampada da notte. E anche il nostro colorito a mezzogiorno appare diverso che al tramonto del Sole.
E una pietra che è sollevata in aria da due persone è spostata facilmente in acqua o perché essendo pesante, è alleggerita dall'acqua, o perché, essendo leggera, è appesantita dall'aria. Ma ignoriamo le sue particolari proprietà...
Il settimo si riferisce alle distanze e alle diverse posizioni e ai luoghi e a ciò che a essi si riferisce. Secondo questo tropo, ciò che si crede sia grande appare piccolo, il quadrato appare tondo, il liscio appare sporgente, il diritto appare obliquo, il pallido appare di un altro colore. Il Sole, a causa della distanza, appare piccolo; i monti, guardati in lontananza, appaiono avvolti nell'aria e lisci, visti da vicino, sembrano ruvidi e pieni di crepacci.
Inoltre il Sole, quando si leva, ha un aspetto diverso da quando è nel mezzo del cielo. E il medesimo corpo appare diverso secondo che ci si trovi in un bosco o in un campo aperto. Anche l'immagine varia con il variare della posizione dell'oggetto, e il collo della colomba appare diverso, secondo che è volto in una posizione piuttosto che in un'altra. Poiché dunque la conoscenza di queste cose dipende dalle relazioni di spazio e di posizione, la loro propria natura ci sfugge del tutto.
L'ottavo tropo si riferisce alle quantità e qualità delle cose, alla molteplicità delle loro condizioni determinate dal caldo o dal freddo, dalla velocità o dalla lentezza, dall'assenza o dalla varietà dei colori. Così come il vino, bevuto moderatamente, rafforza l'organismo, bevuto in quantità eccessiva, lo indebolisce; così pure il cibo e simili.
Il nono tropo riguarda la continuità o la stranezza o rarità dei fenomeni. Così i terremoti non destano meraviglia in quelli presso i quali avvengono continuamente, e neppure il Sole, perché si vede ogni giorno.
Il decimo tropo si basa sul rapporto comparativo che intercorre, per esempio, tra il leggero e il pesante, tra il forte e il debole, tra il maggiore e il minore, tra l'alto e il basso.
Ciò che si trova a destra, non è a destra per natura, ma è inteso come tale in base alla posizione che ha rispetto ad un altro oggetto; mutata la posizione, non si trova più a destra. Analogamente padre e fratello sono termini relativi, così il giorno è condizionato dal Sole, come ogni cosa è condizionata dal nostro pensiero. Questi termini o concetti relativi, considerati in sè e per sè, sono non conoscibili.

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