lunedì 3 agosto 2009

Misura

Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita (Arthur Schopenhauer)

Misura non è assenza di fatica. Misura è salute, lentamente conquistata, di uno sguardo che, piano piano, accrescendo infiniti esempi, desiste dall’ansia di vittoria per farsi riconoscere come più vero, ma riesce ad accettar di trovarsi ovunque sia per dar il massimo di luce senza turbare accecando. Come una stella che voglia brillare senza disturbare le galassie intorno, senza timore che la sua luminosità venga aggredita da asteroidi ingordi e invidiosi. Come. Come se. Come se la poesia fosse il solo luogo in cui ancora abbiamo la possibilità di coniare per il dolore le parole mai inventate e capire che debolezza, vecchiaia e noia sono strette al cuore di ogni stellina sparsa nel cielo dell’umanità e solo questa analogia può costringerci ad amare gli impulsi vitali e le goliardiche apparizioni lucenti che capitano di rado, lasciandoci sospirare in attesa di una loro nuova comparsa, ma trattenuti comunque dalla consapevolezza di galleggiare insieme, come elementi senza fondo in un luogo senza confini, né per la ragione, né per l’immaginazione.
Pedagogia è una transizione di misure
L’insegnante mostra al discente come si misura
Perché solo giudizi possiamo pronunciare su ciò che è senza misura eppure cerchiamo di limare fino a pervenire ad un centro perfetto, continuamente spostato, che il solo resta intorno a cui domandarci chi siamo…perché solo lì apprendiamo ciò che c’è di più umano. Ed essere umanisti è qualcosa che pare criminale solo dopo aver studiato a fondo Heidegger.
Riprendiamoci la ricerca dell’umano. Riprendiamoci il nostro posto nel cielo, come una tra le tante stelle, ma non per questo inutile, superflua nel suo risplendere e di cui fare a meno non risulti angosciante per nessuno dei satelliti.
Io dico che c’è bisogno di cercare l’uomo, non il super uomo, e semmai ultra virtù, in un mondo in cui comunicare le proprie “misure” è “smisuratamente” difficile.
Questo è un po’ il motivo, scritto adesso di getto, che nasconde il mio bisogno di centrare intorno alla “misura” gadameriana il lavoro triennale.

11 marzo 2009

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