domenica 30 agosto 2009

ricordare i morti

“Quando qualcuno muore le parole tinte di nero affogano in un oceano incapace di raccogliere le lacrime di tutti quelli che amarono intensamente colui o colei che li lasciò, per andare, si dice, in luoghi migliori di questo. Ciascuno conserva nel cuore anche solo un’immagine di quella creatura bianca ed è molto probabile che si ritrovi a lottare per non perderla, per non darla vinta all’oblio che, sovraccarichi di studi polisensoriali come siamo di questi tempi, rischia di addormentare la nostra coscienza, impallidire le nostre emozioni, disumanizzarci dunque, perché perdere memoria è perdere ciò che più di umano esiste al mondo. Perché l’uomo sa ricordare. E se a volte sembra che la struttura dei ricordi sia talmente solida da non far passare spiragli di luce sul futuro, in verità non poter ricordare è atroce, molto più del sentirsi schiacciati dalla sofferenza che il ricordo suscita in noi e che non è che un modo, forte, difficile da gestire, ma comunque un modo attraverso cui chi se ne andò si ripresenta, torna a vivere. Cedere all’illusorio tepore che garantisce la dimenticanza è il più efficace mezzo, invece, per far sparire ogni traccia e uccidere ancora i nostri antenati."

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