lunedì 31 agosto 2009

Progetto periferie...Come? Una gravidanza!

Sull'importanza della distinzione tra "metodo" ed atteggiamento già ho scritto altrove. C'è poi da chiedersi se il modo possa essere più fluido se sostenuto economicamente.
Soldi ce ne sono? Ne parleremo più tardi.

Ho stravolto rispetto a quanto detto la struttura ed ora ve la illustro, anche per chiarirmi un pò le (troppe) idee.
Tanto per cominciare, posso dire che questo progetto avrà la durata di 9 mesi.
Stabiliti i gruppi, a seconda della vostra disponibilità, potremmo iniziare ad ottobre.
Se l'idea iniziale era che ciascun gruppo avrebbe potuto indagare ogni zona, variando ogni mese la sua periferia fino ad eleggere quella del suo cuore- scherzo-, mi sembra molto meno superficiale e più semplice al tempo stesso assegnare ad ogni gruppo una "periferia".
Altro cambiamento.
Come sapete, il documentario vorrei illustrasse anche i nostri incontri, i momenti, cioè, durante i quali i magnifici sette gruppi si confronteranno, parlando di ciò che hanno visto, sentito, ripreso, fotografato, pensato ed immaginato della loro "periferia".
Ora, anziché vederci ogni mese per le riprese delle discussioni, direi di organizzare tre grandi momenti, intitolando ciascuno alle famose tre linee tematiche che chiarirò meglio qui. Scandiamo quindi in tre tranche la ricerca, in senso cronologico solamente di "raduni" per fare il punto della situazione, non di modalità d'indagine, mi spiego? No? Dobbiamo parlarne e vi chiarirò.

La prima riguarderà "bellezza, immaginazione, necessità".
Come me l'immagino? Nei primi tre mesi parleremo di queste tematiche, vedendoci quanto più spesso possibile, ma utilizzando anche il sito internet che avremo a breve a disposizione. Perchè non siano discorsi del tutto non scientifici, è obbligatorio un confronto con le bibliografie esistenti ( penso agli studi già fatti in altre città sulla riqualificazione delle periferie, sul senso della periferia e se ne esiste davvero uno, per esempio).
E parlerei con le persone che vivono là per coinvolgere quanto più possibile, per capire cosa ne pensano della bellezza e se ne percepiscono con disagio l'assenza..vorrei si potesse chiarire come sentono il loro luogo, attraverso una serie di riferimenti al ruolo dell'arte nel mondo. Intervistare i politici, sarebbe meglio insieme agli abitanti stessi, che si occupano di quelle zone, gli amministratori che malamente amministrano.
Sarà la fase di preparazione, in cui prendere confidenza con la propria zona.


E sarà la fase in cui potranno essere immagino subito stimolati gli architetti, prospettando novità o progetti di recupero.
I filosofi già li immagino discettare sul ruolo della bellezza e su Marx, il capitalismo, il nichilismo, Heidegger e via dicendo..
Se la bellezza ha un potere salvifico, salva solo una piccola élite? Potrebbe salvare il mondo o oggi non c'è più rimedio, per borghesi e periferici, perché la tecnica ci ha totalmente dominato?
Questa è la premessa teorica da cui vorrei partissimo per seguirne gli sviluppi, giungendo a possibili risposte, che non chiuderanno naturalmente l'indagine, ma potrebbero segnare un passo in avanti nel fitto terreno della conoscenza.

L'altra novità, prospettata già con Danilo qualche sera fa, è l'idea del workshop.
E credo che proprio in riferimento a questa prima linea tematica, sarebbe interessante venisse realizzato, magari nella casa a Mondello, non mia, ma della "famiglia":)


Vorrei che fosse un modo per intendere meglio, a prescindere dalla realtà palermitana, il rapporto tra uomo e paesaggio e la possibilità del primo di incidere sul secondo rispettandolo o aggredendolo.





La seconda tranche riguarda "le radici delle solitudini".

Ci racconteremo anche noi. Il senso della ricerca durante le discussioni forse diventerà: esistono davvero le periferie? Se il riflesso dello spazio sull'uomo è condizionante, non siamo tutti "livellati", "inghiottiti" dalla tecnica?
Cosa sta accadendo oggi, almeno secondo la mia percezione, se, laddove esiste, la bellezza dei luoghi viene di continuo violentata?
La natura ci può salvare? E come vedono la natura coloro che immaginiamo "delinquenti" e deviati?
In periferia come nei quartieri degradati i sogni si assomigliano o no? Non crediamo tutti nell’amore? Non siamo tutti accomunati dall’impossibilità di interagire con un mondo che ci illude possa essere dominato per la maggiore informazione che ne abbiamo ma che non ci può garantire nessun’azione, nessuna politica di intervento, giacchè la classe politica decide molto poco?
Chi sono davvero gli invisibili?

Quando ci confronteremo su questo argomento, sarà soprattutto la volta degli psicologi, sociologi, antropologi eccetera, che forniranno dati, mediante cui spiegarci in quale modo può essere seguito un caso. Osserveremo i comportamenti di immigrati e non, cercheremo di intuire ciò che non si può ben spiegare..ci appoggeremo alle scuole e ai centri sociali operanti in ogni singola zona periferica, guardando agli studi già fatti.

Ci vediamo e parliamo a casa mia a Mondello, se volete, senza workshop, mentre gli architetti continuano a lavorare su quello che hanno presentato tre mesi prima.

I filosofi possono parlare di chi è l'altro, del postmoderno, del modo in cui è concepita la ricerca del bene oggi rispetto a tanti anni fa e rispetto ai Greci, magari. Ma è tutto da concordare.

L'ultima tranche sarebbe "Identità e potere".

Questa è la fase più delicata, perchè, dopo aver raggiunto una consapevolezza maggiore del problema ed una capacità d'interagire tra di noi e con loro si spera adeguata, sarebbe bello sforzarsi di coinvolgere alcuni abitanti nel prendere coscienza attraverso l'arte della risorsa che possono rappresentare, della resistenza che devono mostrare a chi vuole solamente usarli per aumentare un potere che non va a loro nutrimento.
Dove vivi, Silvia? Non lo capisci che il problema è proprio qui? Il potere è quello mafioso. Sono famiglie appattate con il potere politico. Lo Stato non esiste perchè è l'amministrazione stessa ad essere collusa..Oibò, ma che dite?
Bene.
Ma lo sapremo in un modo che non ci potrebbe restituire nessuna lettura, credo.
Quindi..anche se non cambieremo la città, cambieremo noi stessi in modo radicale, direi. E credo che questo già possa bastare.

Durante la settimana di workshop svolta da ogni gruppo nella periferia di pertinenza, saranno coinvolti tutti, artisti in primis, avanzando proposte di recupero, integrazione e via dicendo, che sappiano mostrare come la formazione dell'identità avviene solo se ci sa riconoscere parte della comunità e nel caso della situazione palermitana questa è abbandonata a logiche che, anche se è poco e nulla, in fondo noi mostreremo di disprezzare, restando dubbiosi ma tenaci nel credere che da tante miserie ingiuste questa città possa lentamente riscattarsi.

(I filosofi possono parlare di "riconoscimento", tema trattato benissimo dal nostro ateneo palermitano.).

Penso che, lavorando poi l'estate bene, per quanto riguarda pubblicità, fondi e via dicendo, potremmo a settembre 2010 esporre i nostri lavori e il nostro documentario, lasciando filmati integrali di ogni zona coinvolta alla zona stessa, come simbolo da cui ricominciare a credersi viva perchè bella, bella perchè viva..

Mmm...già è stato un parto scrivere queste cose, ne parliamo più tardi.

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